CHI SIAMO
LA POSEIDON CONFEZIONI
Cominciamo a visualizzarne l’uso negli anni Trenta, sui materiali pesanti come cappotti maschili e femminili, con ricerca di trame e fantasie, ma con lavorazione ancora limitata al capospalla per eccellenza.
Salto al femminile per la tecnica del Double che, agli inizi degli anni cinquanta, passa con prepotenza a vestire le donne, con la Maison Cristian Dior.
Nel Sessanta è Mila Schon a traslocare la lavorazione altamente sartoriale su doppi crepe con tessuto double. Concentrata nell’accoppiamento di due tessuti e senza cuciture a vista.
Mi racconta mio padre che alla fine degli anni ottanta confezionavamo cravatte double Mila Schon, lana con la lana o lana con cotone. Il prodotto era senza fodere, con l’interno uguale all’esterno, il rovescio veniva lavorato come se fosse stato un altro diritto di uguale colore, oppure di colore o disegno diversi, con la possibilità di rivoltare il capo. Da qui nacquero i capi reversibili, l’etichetta del marchio non veniva più apposta al centro-dietro del capo, ma andava attaccata a mano all’interno del sacco tasca, così da non risultare mai visibile.
Il double face dava l’idea dell’ordine, del pulito.
Negli anni Settanta questo capita su tutto il mondo dei capospalla, per esempio nei cappotti vestaglia che, oggi più che mai, sono ritornati di moda, lunghi e chiusi in vita con cintura dallo stesso tessuto del capo, spesso concepito con questa lavorazione altamente artigianale.
Lagerfeld, prima per Chloé, poi nel portare avanti il progetto di Coco, usa il double come segno di lusso, così come tutto il mondo del pret-à-porter italiano, da Armani a Ferrè a Valentino. Uno sfoggio di non-cuciture a vista, ma invisibili che ti permettano di avere un capo sfoderato da girare o meno, l’evoluzione gioca molto sul bicolore. Ulteriore sviluppo si scatena con accoppiamenti di leopardo e zebra, leopardo e tessuto damascato, e via contrastando. In questo caso, il double diventa tale in senso letterale: lo stesso capo da indossare in due pattern diversi. Ovviamente le linee dovevano all’epoca essere il più semplice possibile.
Nel 1970 Arrivano in Sicilia i fratelli Pesenti Giuseppe e Guido che in collaborazione con mio Nonno iniziarono a produrre per Liola , Max Mara e Pep, si riuscivano a produrre 1300 capi a settimana. Verso la fine degli anni ottanta grazie alla collaborazione lavorativa con Angelo Bellini e la Moglie Giusi, si fece il salto di qualità nell’alta moda Parigina.
Un salto ad un passato ancora più remoto mi ricorda che mio nonno prima dell’arrivo del double lavorava con il GFT (gruppo finanziario tessile di Torino), il cui amministratore era, l’ormai scomparso, amico Marco Rivetti, il primo in Italia insieme ad Armani a industrializzare il prodotto.
Anche Max Mara negli anni 70 lo fece diventare un classico, i suoi sempreverdi cappotti, spesso in color cammello, così come Jil Sander, che ne ha fatto una base di extra lusso per il suo extra minimal: non solo di taglio, ma anche di lavorazione sartoriale.
L’evoluzione d’uso è interessante negli ultimi anni da quando accosta materiali del tutto diversi: lana e nylon, cotone e seta, quindi passando dal bicolore al bi-materiale, la pelle come inserto o la pelliccia in un cappotto in cachemire.
Ma come ben sappiamo non basta disegnare un modello, si deve anche confezionare e nel nostro caso, il confezionamento avviene a mano con ago N° 9 e filo titolo 120 o 150 (dipende dal tipo di tessuto, a volte il filo risulta essere più grosso del tessuto).


Oggi la Poseidon Confezioni con manodopera altamente qualificata con esperienza 30ennale e con due laboratori produce circa 1100-1400 capi double mensili per le più grandi case di moda Parigine e Italiane.